Oggi l’economia è prettamente agricola, ma non più fiorente come in passato, quando prosperava grazie al commercio della seta. In diverse contrade si coltivavano i gelsi, le cui foglie servivano al nutrimento dei bachi, dai quali si ricavava una seta molto pregiata.
A Santa Lucia Vedova Romana e a Santa Lucia Vergine e Martire Siracusana fu intitolata la Basilica Cattedrale di origine normanna (1094), riedificata nel secolo XVII sulle fondamenta del tempio ruggeriano e dedicata a Santa Maria Assunta. Vicino ad essa sorge il Palazzo Prelatizio, dove un tempo risiedevano i Prelati.
Negli edifici si conservano numerosi cimeli storici ed artistici, fra i quali una preziosa collezione di paramenti liturgici databili dal XVI al XX secolo. Essi costituiscono un interessante repertorio delle varie tipologie disegnative e tecniche – da quelle più antiche, a maglie, alle varie fasi del bizarre, del naturalismo, del Revel, seguite dall’impostazione a meandro, dal trionfo dello stile Impero, dai revival ottocenteschi e infine dal movimento modernista secondo cui l’arte ornamentale è posta sullo stesso piano della tecnica. La raccolta, che abbiamo schedato, è costituita da 254 pezzi inediti, ed in particolare da vesti, rappresentate da piviali, pianete, tonacelle, veli omerali, stole, manipoli, mitrie, grembiali e cingoli; da elementi processionali, come baldacchini, ombrelli e stendardi, accessori e da arredi d’altare, come conopei di pisside, di tabernacolo e paliotti.
La parte preponderante del patrimonio d’arte tessile è composta da tessuti in seta, nelle diverse armature: taffettà, raso, damasco, grò marezzato, broccatello, lampasso a trame broccate in oro, argento e seta policroma. Un altro gruppo, di alta qualità, è costituito da paramenti e arredi ricamati.
L’opulenza dei paramenti liturgici dipende spesso, oltre che dal tessuto utilizzato, proprio dal ricamo eseguito in filati metallici pregiati e in sete policrome. Purtroppo, operazioni di riporto per il riutilizzo di taluni ricami e di sostituzione di tessuti di base originari logorati dall’uso, hanno talvolta mutato radicalmente i tagli sartoriali, hanno adattato i contorni del ricamo e ritoccato i disegni e le decorazioni, pur conservando i dati formali.La preziosità dei paramenti liturgici della Cattedrale di Santa Lucia del Mela, si potrebbe far risalire in gran parte all’attività dei laboratori di ricamo del rinomato centro messinese. Una campionatura di esemplari che va oltre il 1822, anno in cui a Messina furono abolite tutte le maestranze, attesta l’originalità dei ricami eseguiti fino a quella data da operai specializzati che appartenevano a corporazioni regolate da rigidi statuti.
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