mercoledì 10 agosto 2011

Oro, argento e seta policroma

La prassi di porre raffigurazioni pittoriche al centro di manufatti ricamati, sostituendo ricami figurati con parti dipinte, diviene consueta sin dalla seconda metà del Seicento e si protrae fino all’Ottocento inoltrato, come può vedersi in altri paliotti d’altare di ambito siciliano in cui la tecnica del ricamo si trova combinata con quella del dipinto.
Il Paliotto in taffettà di seta bianca, datato 1819, è un esempio della ripresa ottocentesca di immagini sacre, scene o simboli religiosi, inseriti in architetture con visioni prospettiche di arcate e colonne, di fregi con paraste e rosoni, di vasi con fiori naturalistici – peonie, tulipani – e di panneggi che interpretano felicemente il gusto neoclassico. La decorazione, infatti, recupera, alla luce delle nuove esperienze stilistiche, motivi che furono del vasto repertorio tardo rinascimentale, combinati in una composizione studiata, equilibrata e contemporaneamente sfarzosa. Il disegno, nitido e armonioso, attraverso linee rette, archi a tutto sesto e una volta a crociera, costruisce un’imponente scenografia. Sorprendentemente varia è la tecnica del ricamo che attraverso l’uso di canutiglia, paillettes, fili di seta policroma, d’oro e d’argento, riesce a creare rilievi di luci e ombre con il forte contrasto di colori sontuosi – rossi, azzurri, grigi, neri – ben armonizzati e con l’uso sapiente dei punti raso, filza, a nodi francesi e posato con varie fermature. La struttura architettonica ricorda la sezione trasversale di una chiesa a tre navate, con al centro la Madonna col Bambino, sotto la volta a crociera. Vi si può però vedere anche un arco di trionfo a tre cornici separate da paraste che sostengono una trabeazione con fregio. Chiesa ed arco di trionfo coincidono con evidente valore simbolico, allusivo al trionfo della Vergine figura della Chiesa. Al centro del fregio, costituito da rosoni su fondo reticolato distanziati da triglifi, è inserito un cartiglio con l’iscrizione
Sancta Maria Sacratissimi Rosari 1819. L’immagine della Madonna del Rosario con il Bambino, entrambi coi volti dipinti, è posta su una base che reca il nome di Don Gaetano Marchese Governatore, che si potrebbe identificare con il committente, forse in carica come governatore di una compagnia religiosa, e che probabilmente donò il paliotto all’Oratorio del Rosario, edificato all’epoca della Battaglia di Lepanto. Le colonne sono definite da galloni tessuti a telaio in argento filato e seta avorio che, oltre a guarnire il manufatto, coprono le cuciture di congiunzione tra le porzioni di tessuto. I panneggi delle tre arcate sono delimitati da un delicato merletto lavorato a fuselli in oro lamellare e filato avvolto su anima di seta gialla, successivamente applicato al tessuto.
Anche nella lavorazione dei merletti la Sicilia si annoverava tra i maggiori centri di produzione, oltre a Venezia, Milano, Genova, agli Abruzzi e alle Marche.

La tipologia del ricamo policromo dai decisi toni pittorici e naturalistici, nel secondo Paliotto ricamato con supporto in taffettà di seta bianca, databile al secolo XIX, si limita alle figure della Madonna col Bambino e alle teste di cherubini inquadrati entro un medaglione ogivale. Si rintraccia il medesimo uso del taffettà dipinto per definire gli incarnati e la diffusa campitura a punto raso per i panneggi.
Il restante ricamo è interamente realizzato con lustrini, lamine e argento nelle diverse varietà di filato, semplice, frisé, lamellare, applicato con la tecnica del punto pieno su imbottitura con fili di canapa e del punto posato articolato da una serie di punti di fermatura con motivo a stuoia, a strega, a spina di pesce e in diagonale. Il gusto neoclassico si rintraccia nella bicromia dei materiali usati, nella seta bianca di fondo e nell’argento filato, nelle forme stilizzate di foglie e fiori che ormai si allontanano dalla realtà e nel ricorso a motivi geometrizzanti che fanno da base a slanciate anfore biansate desunte dal mondo classico, interpretato ora secondo il nuovo gusto.
Questi esemplari di vesti liturgiche ed arredi sacri ricamati sono stati qui illustrati per dare un primo assaggio su un patrimonio tessile sul quale, dopo la schedatura effettuata come mia tesi di laurea, si stanno attualmente compiendo un’analisi tecnica e una ricerca di carattere storico, in fase già avanzata, nella convinzione che ogni notizia rintracciabile sui tessili e sui ricami possa fornire sempre più elementi utili per una loro migliore conoscenza e conservazione.

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