mercoledì 10 agosto 2011

"Madonna del Rosario" di Deodato Guinaccia



La grande inventiva e l’opulenza che i ricamatori siciliani offrono, sono presenti anche nei manufatti ricamati e in parte dipinti, come nel Conopeo di tabernacolo in cannellé laminato di colore avorio, databile verso la fine del Settecento. È un manufatto di straordinaria fattura, la cui eleganza è affidata ai diversi giochi luministici prodotti da una trama supplementare in argento lamellare che ricopre tutta la superficie e dalla varietà di materiali impiegati nel ricamo. Tutto ciò rende realistici i fiori dai colori variopinti e dalle ricche sfumature che inseriscono entro una cornice ovale le figure di san Domenico e della Madonna del Rosario col Bambino. Le corone dorate, i capelli di San Domenico, alcuni petali di fiori, le nuvole e la cornice ovale, sono realizzati anch’essi a ricamo con il punto posato che, con l’elaborazione dei diversi punti di fermatura, produce particolari disegni geometrici: a stuoia, a zig-zag, a linee parallele e in diagonale. Un cordonetto in argento filato profila in parte le decorazioni. I panneggi e le vesti sono resi dalla campitura a punto raso, piatto e lanciato. La canutiglia e le paillettes creano l’effetto della cintura che cinge la veste della Madonna e dei grani del rosario che san Domenico riceve genuflesso sul prato, su cui giacciono un libro e il giglio del campo, questi ultimi attributi di san Domenico. Gli effetti dell’incarnato sono invece affidati al taffettà dipinto applicato sul fondo cannellé. Delicati bouquets floreali con nodo d’amore si collocano agli angoli del conopeo, i cui bordi sono delimitati da una frangia in seta gialla e argento dorato filato. La decorazione spicca per i preziosismi chiaroscurali resi dall’ampio, ma calibrato uso dei fili preziosi e delle sete policrome intonate su tenui sfumature di rosa, di azzurro e di verde, producendo un effetto non lontano da quello che il point-rentré, ideato da Jean Revel, determina nei tessuti del Settecento. La cornice floreale inquadra, al centro, una scena probabilmente desunta da un modello pittorico cinquecentesco, un quadro d’altare dipinto da Deodato Guinaccia nel 1574, collocato dietro l’altare maggiore nell’Oratorio del Rosario, chiesa dalla quale si presume che il conopeo possa provenire.
Propone elementi decorativi con la stesura di lamine d’oro, il Paliotto dipinto ad olio su canovaccio,
databile tra la seconda metà del Seicento e la prima metà del Settecento, con L’andata al Calvario che raffigura Gesù nel momento in cui la Veronica si accinge ad asciugargli il volto. La scena, pur con alcune varianti nelle figure, è una rivisitazione dell’opera di Raffaello L’andata al Calvario detta Lo Spasmo di Sicilia (1516-1517, Madrid, Museo del Prado) che l’artista inviò a Palermo, dove rimase sino alla metà del XVII secolo. Rispetto al modello, questa è impreziosita dagli elementi decorativi entro i quali la scena è inquadrata. Foglie piumate con lumeggiature dorate, campite da motivi fitomorfi che si dispongono su griglie romboidali, risaltano sui toni azzurri e sul rosso intenso delle figure e dello sfondo, simbolo del sangue di Cristo. La scansione geometrica entro questi motivi ornamentali richiama la tipologia disegnativa a rete diffusa, in numerose varianti, su diverse tipologie tessili dal XVI al XVII secolo.

Nessun commento:

Posta un commento